Falange Armata scrive a PeaceLink


From: Alessandro Marescotti 

Date: 01 Oct 95 17:53:51 +0200

Subject: Falange Armata scrive a PeaceLink

Message-Id: <863_9510012036@peacelink.it>

Organization: PeaceLink

To: alcei@inet.it

Sender: owner-alcei@venere.inet.it

Riportato, col permesso dell'autore, dal FORUM ALCEI

"Violati i computer di Bankitalia. Minacce via Internet, la Digos indaga. Strane manomissioni anche all'Istituto di Fisica Nucleare. Firmate Falange Armata". Così titola L'Unità. Più lapidaria la Repubblica: "Terroristi su Internet" che aggiunge: "La Falange Armata: 'Siamo penetrati nel sistema della Banca d'Italià".

Oltre all'Unità e alla Repubblica solo La Stampa riporta oggi, 1 ottobre 1995, la notizia in prima pagina, fra i grandi quotidiani.

Ma cosa è la Falange Armata?

Oltre ad essere la sigla che firmò la cancellazione "telematica" della memoria dell'agenzia Adn Kronos la notte del 30 novembre 1994 è anche salita agli onori della cronaca per aver rivendicato molteplici attentati ed essersi intersecata con le vicende di sangue della "Uno bianca".

"Se volete sapere cos'è la Falange Armata, chiedetelo a Francesco Paolo Fulci, ex direttore del Cesis, l'ufficio di coordinamento dei servizi segreti. Anzi, non chiedeteglielo, perchè lui non vi risponderà". Ad affermarlo è Michele Gambino, giornalista di Avvenimenti. "Fulci vive oggi a New York, ricopre il prestigioso incarico di ambasciatore italiano all'ONU ed è un uomo che ha paura. Teme la vendetta della Falange Armata, su cui indagò con pignoleria e discrezione quando era al Cesis, mettendo nero su bianco una ipotesi spaventosa, ma accreditata dall'allora ministro dell'Interno Nicola Mancino, che parlò di "terroristi con orari d'ufficio". Dietro quella sigla che rivendicava stragi ed omicidi, c'erano uomini di stato. Uomini, secondo Fulci, in grado di passare dalle telefonate alla pratica del terrore."

"Un giorno, quando era ancora al Cesis, tirò fuori dal portafogli un biglietto scritto a mano di suo pugno. Era un elenco di sedici nomi. Se mi uccidono - mi disse - sarà stato uno di questi sedici." Questo gesto di Fulci colpì Libero Gualtieri, ex presidente della Commissione Stragi.

"Quell'elenco di nomi - afferma Michele Gambino - è finito nella requisitoria della procura di Bologna sulla strage della stazione".

Avvenimenti del 14 dicembre 1994 ha pubblicato questi sedici nomi:"Bruno Garibaldi, Gaetano Marcoccio, Antonio Bonanni, Carlo Caporali, Carlo Marchionni, Antonio Nicolella, Mauro Morandi, Roberto Scrocco, Giulivo Conti, Mauro Giannella, Luigi Masina, Paolo Martinello, Giuseppe Passero, Alessio Scaglietta, Giorgio Tolu e Giorgio De Sanctis." Aggiungendo però, a firma sempre di Michele Gambino: "Un elenco di nomi, è doveroso dirlo, su cui gravano fino ad oggi soltanto i sospetti dell'ambasciatore Fulci, che li indica come possibili "telefonisti" della Falange (...) Sedici persone, sedici ufficiali del Sismi (...) Tutti appartenenti alla VII divisione del Sismi, quella da cui dipendeva Gladio."

"Non esiste un solo attentato attribuibile con certezza alla Falange", afferma il pubblico ministero Pietro Saviotti che ha indagato fino ad ora solo un opratore carcerario, Carmelo Scalone, individuato come autore di alcune delle telefonate e scarcerato nell'ottobre 1994. "Avvenimenti", riportando il 14 dicembre 1994 l'elenco dei sedici ufficiali del Sismi, sottotitolava: "Nessuno di loro, a quanto risulta, è stato oggetto di provvedimenti da parte della Procura. Le accuse erano pesanti: la Falange 'ha la disponibilità di una rete informativa all'interno dell'apparato pubblicò."

Quando ieri si è diffusa la raffica di messaggi firmati Falange Armata, alcuni sono giunti nelle caselle elettroniche dei giornalisti che diponevano di un indirizzo Internet presso PeaceLink, la rete che recentemente aveva diffuso telematicamente il "dossier Cervia", il tecnico militare scomparso misteriosamente cinque anni fa. La precisione dell'azione è stata notevole tanto da generare non poca apprensione fra i responsabili di PeaceLink, dato che i messaggi sembravano indirizzati ad ogni individuo e apparivano una minaccia non generica (es. un proclama lanciato a tutti in una mailing list pubblica) ma indirizzata verso e-mail specifici e privati. L'impressione era che fossero stati schedati con notevole precisione i destinatari. Cosa che viene confermata dall'Unità (1/10/95), la quale annota che la Falange Armata "conosce indirizzi, telefoni, numeri di fax e sigle di Internet di mezza Italia ed ha sempre dimostrato di saper lavorare, ad altissimo livello, con tutti i più moderni mezzi elettronici."

Ciò che sconcerta è che, mentre per perseguire la pirateria informatica si compiono retate di massa e si entra persino nelle camere da letto degli operatoridi sistema dei Bulletin Board System, per la Falange Armata si brancola nel buio anche quando compie eclatanti azioni come l'intrusione nel computer dell'Adn Kronos. Non si sa ancora bene se si trattò di un'intrusione telematica o se la cancellazione dell'archivio è avvenuta con l'introduzione di un dischetto col virus. Pur avendo occupato le prime pagine dei giornali di un anno fa "a tutt'oggi le indagini sull'episodio non hanno ancora portato a risultati e i 'piratì hanno avuto ancora campo aperto." (la Repubblica 1/10/95)

Anche un anno fa si parlo di un probabile "scherzo". Sta di fatto che chi ha fino ad ora fatto scherzi di cattivo gusto è stato arrestato, come è di recente accaduto per un giovane studente di informatica di Cosenza che inviava foto pornografiche a Bill Clinton (l'Unità 16/9/95). In qui giorni la Digos è andata anche a fare una gentile ed affabile visita ad un operatore di sistema che gestiva uno dei nodi di accesso alla rete telematica.

Ancora oggi si continua a pensare ad un probabile scherzo di un burlone. Appare improbabile prendere per buona l'ipotesi se si dovesse riverificare quanto è già accaduto un anno fa: grandi titoli sui giornali, nessuno solido risultato investigativo.

Di "solido" rimane solo la relazione dei servizi di sicurezza al Parlamento, presentata nell'agosto del 1994 in cui si puntata il dito sul potenziale terrorismo telematico derivante dai settori dell'"oltranzismo ideologico". Se da quella data ad oggi i servizi non sono arrivati a nulla di concreto, se si sono orientati unicamente a porre sotto osservazione (o sotto indagine) BBS di reti come ECN, Cybernet e PeaceLink, allora emergono due ipotesi:
- o sono incapaci e finiscono per schedare in base a criteri ideologici;
- o fanno finta di indagare in un versante per depistare e coprire i veri attori degli unici episodi di terrorismo "politico" fino ad ora verificatisi a firma della Falange Armata.

Forte è la sensazione che vi siano persone che - via modem - possono portare a termine azioni clamorose, fiduciose dell'impunità. Forte è anche la sensazione che questi servizi segreti - pur scesi in campo contro il terrorismo telematico con un'impegnativa relazione al Parlamento - non abbiano svolto un'azione di efficace prevenzione verso quel terrorismo digitale che dicevano di voler individuare e combattere. Fino ad ora sembrano aver pedinato le persone sbagliate e indicato direzioni di indagine sulla base del puro sospetto ideologico.

Quanto tempo dovremo aspettare per sentir dire che hanno perso tempo?

Alessandro Marescotti
a.marescotti@peacelink.it